Cerca nel blog

martedì 17 giugno 2014

Recensione: "La bambina nata due volte" di Carolina De Robertis



TITOLO: La bambina nata due volte
AUTRICE: Carolina De Robertis
TITOLO ORIGINALE: The Invisible Mountain
TRADUZIONE: Stefania Cherchi
EDITORE: Garzanti
GENERE: Romanzo
SOTTOGENERE: Romanzo storico
NUMERO PAGINE: 447
ISBN: 978-88-11-66617-2
PREZZO DI COPERTINA: 18,60

ALTRE COVER:
TRAMA:
Primo gennaio 1900. Il primo giorno del secolo non è mai come gli altri, men che meno a Tacuarembò, minuscolo villaggio del Sudamerica. La folla è radunata intorno all'albero più grande del paese e non crede ai propri occhi: la piccola Pajarita è tornata. Rifiutata dal padre, era scomparsa pochi mesi dopo la nascita e l'avevano data per morta. Eppure ora è lì, in cima, appollaiata sopra un ramo sottile. Ha un anno ormai e negli occhi, neri e vivaci, ha la stessa luce di quando è nata. Per alcuni si tratta di un miracolo, per altri è una strega, ma una cosa è certa: d'ora in poi per tutti Pajarita sarà "la bambina nata due volte", una ragazzina circondata di mistero, con un talento speciale per curare con le erbe. Un dono prezioso che anni dopo, ormai donna fiera e determinata, le permette di sopravvivere a Montevideo sola contro tutti, insieme ai propri bambini. Ma la figlia Eva, fragile e tremendamente testarda, vuole realizzare un sogno, diventare poetessa. E per farlo fugge, verso le luci di Buenos Aires, la città che scintilla delle promesse di Evita Peron. E mentre i fermenti rivoluzionari attraversano con forza tutto il continente, spetta a Salomé, l'ultima discendente, restituire alle donne della sua famiglia e del suo paese quello che meritano. Dalle lussureggianti e incantate colline di Rio de Janeiro ai vicoli oscuri di Montevideo, dalle strade scintillanti di Buenos Aires fino alle piazze rivoluzionarie di Cuba, la storia di tre generazioni di donne indimenticabili.

GIUDIZIO PERSONALE: 
 La bambina nata due volte è un romanzo che spesso, in rete, ho sentito definire "saga familiare" ma che di fatto, almeno a mio avviso, non lo è a tutti gli effetti poiché, lungi dal tracciare le vicende di un'intera famiglia, ne approfondisce solamente quelle delle tre generazioni di donne che ne fanno parte: Pajarita, Eva e Salomè, lasciandone ai margini gli altri componenti, specificandone i tratti solo in relazione alla vita delle altre tre donne o al loro punto di vista.
 E' invece a tutti gli effeti un romanzo storico poiché il contesto che fa da sfondo alla storia narrata è interamente reale: attraverso la storia delle protagoniste femminili, generazione per generazione, viene passato in rassegna quasi un secolo di storia e cultura uruguayana, "dalla vita rurale di una nazione alle esperienze degli immigrati italiani a cavallo del XX sec.,  fino agli anni Sessanta della rivoluzione e alla dittatuta che ne seguì", citando e rendendo parte della storia personalità quali Che Guevara o Evita Peron (la donna della quale Eva nutre profonda ammirazione e trae profonda ispirazione). Dunque lo sfondo socio-politico e culturale inevitabilmente influenza l'agire delle tre donne, ogniuna delle quali convive  e cerca di lottare contro il suo pesante fardello.
Pajarita è la prima delle tre donne, il pilastro della famiglia. Emblema di forza e determinazione ma anche simbolo del focolare domestico, calda e accogliente come la madre terra, il punto di riferimento  e capostipite della famiglia. E' colei alla quale il titolo del romanzo, tradotto in italia, fa riferimento: "La bambina nata due volte", che richiama una vicenda descritta all'inizio della storia in cui Pajarita, ancora in fasce, scompare per giorni per poi ricomparire miracolosamente tra i rami di un albero. Lo stesso nome Pajarita, datole dopo la vicenda, significa appunto uccellina. 
Il titolo della traduzione italiana perciò, richiamando solo un'esplicita vicenda all'interno del testo, è dunque riduttivo ed insufficiente a trovare un riscontro e un senso adeguati all'intero romanzo, rischiando di fuorviare il lettore/compratore che potrebbe non essere invogliato all'acquisto del libro. Al contrario "The Invisible Mountain" (la montagna invisibile), ovvero il titolo originale dell'opera, ha un respiro e una connotazione più ampi all'interno dell'intera narrazione. Ed ha doppia valenza poiché si configura sia come la collina su cui sorge Montevideo (dove buona parte della narrazione si dipana), ovvero El Cerro, dall'esclamazione che fece il primo europeo alla vista di quelle terre: "Monte-vide-eu" (io vedo una mantagna), ma che di fatto, trattandosi di una collina, una montagna non è, e proprio per questo dunque invisibile; ma soprattutto la montagna invisibile è, metaforicamente, la croce che ciascuna delle tre protagoniste si trascina dentro: la montagna delle avversità del destino a cui far fronte, come donne innanzitutto. In particolare in riferimento a cosa significa essere donna nel periodo storico e nel paese in cui si trovano ad operare.
Un romanzo sulla determinazione e sulla forza femminile innanzitutto, e sulla capacità che hanno le donne, di qualsiasi epoca ed età, di risollevarsi una volta cadute, e ricominciare. Ma anche un romanzo che esalta ed approfondisce il viscerale e delicato legame madre-figlia, pur sottolineandone anche gli aspetti più oscuri, quelli che fanno parte della sfera dell'incomprensible e del non detto. Non è un caso se l'invisibile ma robusto filo che accompagna le vicende delle tre generazioni segue un percorso di struttura matrilineare. Gli uomini, infatti, all'interno del romanzo, non godono dello stesso spessore delle "colleghe" donne e vengono dipinti (a volte ingiustamente) in maniera cruda e impietosa: vittime dei loro stessi istinti o delle circostanze, ne restano intrappolati (rendendo ancora più evidente il contrasto con le protagoniste femminili che reagiscono e lottano pur toccando il fondo) e diventano carnefici a loro volta, artefici di violenza, episodi di alcolismo o stupri; mentre quelli che sembrerebbero avere un ruolo di maggiore rilevanza, finiscono per deludere le aspettative del lettore. Invece i pochi dotati di una certa levatura cedono al peso della loro  inconsistenza o dell'implicito confronto con le donne del testo che, seppur latente, si respira in ogni riga del libro: Artigas, fratello di Pajarita sceglie di condurre un'esistenza eccezionale, abbandonando la routine e dedicandosi anima e corpo alla rivoluzione; Andreas, amico di infanzia e primo amore di Eva, stupisce il lettore con l'insolita e rivoluzionaria scelta di abbracciare in toto "l'universo femminile". Infine Ignazio, il marito di Pajarita, nonostante gli errori commessi e che lo rendono misero ai nostri occhi, si redime alla fine del romanzo, spiazzando il lettore con l'inaspettata scelta che chiude la storia.
Le donne invece trovano sempre una via di fuga alla cappa opprimente che le circonda: Pajarita nella sua capacità di aiutare il prossimo con le erbe, Eva nella scrittura e nella poesia (e dunque l'arte come salvezza per l'anima) e Salomè nei suoi ideali e nell'amore per sua figlia, ancora una volta donna. 
Il tutto viene raccontato con una prosa leggera, lineare, arricchita di termini in lingua originale e di immagini che catapultano il lettore in terre lontane che richiamano il clima dei romanzi della Allende e, con quel pizzico di fantastico che ritroviamo all'inizio della storia con il miracolo di Pajarta, l'eredità di "Cent'anni di solitudine" del grande Marquez!
Consigliato!

NOTIZIE SULL'AUTRICE



Carolina de Robertis, traduttrice pluripremiata e scrittrice di racconti, è cresciuta in una famiglia uruguaiana che è emigrata prima in Inghilterra, poi in Svizzera e California. La bambina nata due volte è il suo primo romanzo ed è in corso di pubblicazione in tutto il mondo. La stesura del romanzo è durata otto anni, mentre l'autrice lavorava come attivista in organizzazioni umanitarie per la difesa delle donne maltrattate.

http://www.carolinaderobertis.com/ 



Condividi su Facebook






Nessun commento:

.

.

Archivio blog