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sabato 8 ottobre 2016

Recensione "L'amore non muore mai" di Hernan Huarache Mamami


TITOLO: L'amore non muore mai
AUTORE: Hernan Huarache Mamani
LINGUA ORIGINALE: Spagnolo
TRADUZIONE: Sara Cavarero
EDITORE:  Uno Editori
NUMERO PAGINE: 405
ISBN: 978-88-97623- 52-6
PREZZO DI COPERTINA: 16,90 euro

TRAMA
L'incontro col vero amore accade una sola volta e quando avviene è per sempre. Quando un uomo e una donna si innamorano veramente, avviene l'incontro di due anime che desiderano unirsi per sempre e vivere la vita in tutte le sue manifestazioni. 
Questa è la storia reale di due esseri che vissero e si amarono, al di là delle parole, sopravvivendo con fatica, ma sempre con l'idea di crescere nel futuro. Anton, un indio nato in una casa umile, ma con un'intelligenza straordinaria e una forte volontà e Karen, una donna che è il suo esatto opposto: ricca, bianca, appartenente alla famiglia più influente della città, idealista, decisa, con il desiderio di violare i tabù di una società conservatrice.
Le differenze economiche, sociali e razziali li separano, così entrambi iniziano a vivere in un mondo in cui tessono le loro passioni, affrontano delle rinunce, vivono con dolore la separazione fino al giorno in cui la soluzione definitiva segnerà il loro destino per sempre.

RECENSIONE

"La storia dei grandi amori dell'umanità è il racconto delle vite tormentate di uomini e donne che hanno vissuto momenti di luce e ombra, con tutti i rispettivi alti e bassi: amore, allegria, piacere, passione, illusione, dolore, tristezza e odio. Gli uomini e le donne hanno sacrificato tutto per amore: potere, ricchezze, beni, lavori. Per amore hanno realizzato le azioni più incredibili o sono caduti nel più profondo sconforto. 
Tutti, in un dato momento della nostra vita, siamo stati fedeli devoti alla Dea dell'Amore e i nostri cuori hanno battuto al ritmo dell'energia divina dell'amore incondizionato."

Hernan Huarache Mamani

Con questa premessa, di non poco conto, possiamo facilmente dedurre che l'amore è sicuramente la tematica di rilievo, il leitmotiv del romanzo.
Dopo averlo chiuso, a lettura terminata, ho provato emozioni contrastanti. Il mio è un nì, nel senso che non riesco ancora a dire se mi sia piaciuto o meno. Di certo non mi ha lasciato pienamente soddisfatta.  Ho sicuramente apprezzato diverse cose: i temi trattati in primis. E' il resoconto di un grande amore, di quelli straordinari, eterni, che resistono alle avversità e allo scorrere incessante del tempo.
Più unico che raro, insomma. Sì, perché, nonostante nella premessa sia specificata la veridicità dei fatti narrati, io il finale l'ho trovato inverosimile. Sicuramente non scontato ma i dubbi che in alcuni punti gli eventi narrati siano stati coloriti di finzione, quel tanto che basta per rendere più "interessante" la storia, non sono pochi!
Ho invece apprezzato moltissimo il significato che viene attribuito, a mio avviso, al concetto di amore. Si tratta di un vero e proprio elogio al più puro dei sentimenti. L'amore tra Karen e Anton è raccontato come una vera e propria esperienza d'estasi mistica. Un amore che permette di ampliare le loro anime che, sfiorandosi, anche solo con lo sguardo, si ri-conoscono appartenenti l'una all'altro trascendendo la materia ed elevandosi ad una realtà superiore. Il gioco di sguardi è importante nel testo poiché la relazione tra i due amanti, essendo di natura clandestina, si consuma spesso con la vista. Gli occhi sono lo specchio dell'anima, di quell'anima immortale che programma prima di incarnarsi gli incontri nella vita terrena. Il loro è un amore che osa, che accetta il rischio dello smarrimento e della perdita perché sa che in fin dei conti non si perde mai ciò che si ama. La perdita è appunto la condizione necessaria affinché il fuoco dell'amore continui ad ardere. Ci si perde per poi tornare alla placida e intrinseca consapevolezza che, in realtà, l'amore non muore mai poiché i sentimenti vivono dentro di noi, immortali. La storia tra Karen ed Anton è di un romanticismo portato alle estreme conseguenze proprio perché il loro amore, vittima del destino avverso, non viene consumato fino in fondo e non trova giustizia in questa vita. Il concetto di anima gemella, seppur mai menzionato, pervade tutto il romanzo: Karen e Anton sono appunto anime gemelle. Necessitano di riunirsi per raggiungere un equilibrio e avvicinarsi ad un passo da "Casa", quel sé superiore dal quale proveniamo e aneliamo. Palese è l'influenza della cultura e della spiritualità di un popolo, quello degli Indiani d'America, a cui appartiene l'autore. Il concetto di appartenenza è un altro tema fondamentale, connesso al primo.  Un'appartenenza che va al di là del colore della pelle o di qualsivoglia differenza. Anton è un indio cresciuto in povertà ma con saldi principi, una forte determinazione e un animo buono. Nel suo piccolo possiede le caratteristiche e si erge a simbolo di tutta la sua gente. La sua sofferenza è, per estensione, la sofferenza del suo stesso popolo, maltrattato e depredato, vittima di ingiustizie e soprusi da parte dell'uomo bianco. La sua dignità morale e i suoi valori si contrappongono a quelli di una società vile e bigotta dove violenza sul più debole e corruzione vengono abilmente mascherate dal finto perbenismo dilagante. Nella società bianca e puritana dell'Arequipa qui descritta, è proprio il caso di dirlo, l'abito fa il monaco. E' l'apparenza a dominare sulla sostanza. Così come gli Indiani d'America sono stati depredati della loro terra, nel suo piccolo, Anton rivive il dramma del suo popolo: Karen, strappata via con meschinità e violenza, rapprenta la Madre Terra trafugata alla quale Anton brama di fare ritorno per ri-appartenersi, completandosi.
 Lo stile, un po' troppo "minimal", elementare per i miei gusti, rivela una scrittura troppo ridondante e piena di stereotipi. Per quanto l'amore tra Karen e Anton sia interessante e degno di essere "cantato", non si può dire lo stesso dei due, descritti sempre allo stesso modo e senza alcun approfondimento psicologico. Sono dei veri e propri clichés letterari così come i personaggi che ruotano loro intorno, soprattutto nella prima metà del romanzo. L'impressione è quella di trovarsi di fronte a delle vere e proprie maschere della Commedia dell'Arte. Possiedono "quella" caratteristica, e quella sola, che li definisce ma senza alcuna sfumatura. Esistono ed agiscono come mossi da fili invisibili, senza alcun tipo di riflessione psicologica, pecca che pesa come un macigno e abbassa a mio avviso la qualità della storia.
Ho invece moltissimo apprezzato l'incipit del romanzo, carico di poesia: un'antica leggenda indios. Due gabbiani che si amano profondamente vengono separati dalla brutalità dell'uomo, per poi ritrovarsi nell'autunno delle loro vite per amarsi dui nuovo.
Sicuramente un romanzo ricco d'amore e di nobili sentimenti. Ma solo il messaggio a volte non basta. E' necessario che anche il veicolo con il quale si tramanda sia all'altezza e a me ha lasciato un leggero amaro in bocca!
Ad ogni modo voglio dare un'altra possibilità a questo autore: Di lui in libreria ho anche La profezia della curandera, che dicono essere un bellissimo libro. Non mancherò di leggerlo!

VOTO:  

AUTORE


Hernan Huarache Mamani è nato in Perù, in un villaggio nella cordigliera delle Ande. E' laureato in economia. Dopo una malattia è diventato un curandero, ultimo erede di un'antica generazione di guaritori andini. Come professore all'università di Arequipa si occupa di diffondere la lingue e la cultura inca al mondo occidentale. Grazie all'ampia conoscenza delle culture indigene, è riuscito a porsi in contatto con sapienti che vivono nell'anonimato, sulle Ande. Il risultato di queste esperienze si è tradotto in libri di straordinario successo. Tra questi, La profezia della curandera (ed. Piemme, best seller da oltre 200.000 copie).
Sito dell'autore: www.hhmamani.com

Puoi acquistare il libro qui:



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