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domenica 25 novembre 2012

Recensione de "La figlia del boia" di Oliver Potzsch



TITOLO: La figlia del boia
AUTORE: Oliver Potzsch
TITOLO ORIGINALE: Die Henkerstochter
LINGUA ORIGINALE: Tedesco
TRADUZIONE: Alessandra Petrelli
EDITORE: Neri Pozza Editore
COLLANA: I narratori delle tavole
GENERE: Romanzo
SOTTOGENERE: Giallo storico
NUMERO PAGINE: 432
ISBN: 978-88-545-0573-5
PREZZO DI COPERTINA: 16,90 euro

ALTRE COVER

(cover originale)

TRAMA

Baviera, 1659. Sulla riva di un fiume nei pressi della cittadina di Schongau viene trovato agonizzante il figlio undicenne del barconiere Grimmer. Il tempo di adagiarlo con cura a terra, di esaminargli il profondo taglio che gli squarcia la gola, di scoprire sotto la sua scapola destra uno strano segno impresso con inchiostro viola che il bambino muore. Qualche tempo dopo i bottegai Kratz si imbattono, nel loro piccolo Anton, il figlio adottivo, immerso in un lago di sangue, la gola recisa con un taglio netto. Sotto una scapola del bambino viene trovato il medesimo segno del figlio del barconiere: il cerchio di Venere, il simbolo delle streghe. Peter Grimmer e Anton Kratz si conoscevano. Insieme con la piccola Clara Schreevogl e altri due bambini costituivano uno sparuto gruppo di orfani che era solito frequentare Martha Stechlin, la levatrice di Schongau che vive proprio accanto ai Grimmer. Il destino di Martha Stechlin sembra così segnato. Messa nelle mani del boia di Schongau perché le sia estorta formale confessione, attende di essere spedita al rogo. Jakob Kuisl, il boia di Schongau non crede però alla colpevolezza della levatrice. E con lui non credono che la dolce Martha sia una strega anche sua figlia Magdalena e Simon Fronwieser, il figlio del medico cittadino. I tre indagano per cercare di ribaltare una sentenza che sospettano sia stata scritta solo per convenienza politica e, soprattutto, per nascondere una verità inconfessabile.

GIUDIZIO PERSONALE

Quando ho preso per la prima volta in mano questo romanzo non ne avevo mai sentito parlare. Ero andata in libreria per altri acquisti ma poi sono rimasta attratta dalla copertina che, come una sorta di effetto di magnetismo, ha spinto la mia mano verso il volume. Mi suggeriva l'idea di qualcosa che avesse a che fare con la caccia alle streghe (tematica che, come ormai avrete capito tutti, mi sta molto a cuore!). Naturalmente non sbagliavo. Dopo averne letto la trama, il mio interesse è aumentato e così mi sono decisa ad acquistare questo libro piuttosto che un altro, totalmente ignara del suo status di best seller internazionale, primo libro di una saga che in Germania  ha riscosso un enorme successo di pubblico raggiungendo la pubblicazione del quinto tomo. Mi intrigava inoltre l'idea che il Sig. Potzsch, l'autore, come lui stesso asserisce nella postfazione, fosse un diretto discendente della dinastia dei Kuisl, nel cui albero genealogico sono presenti diversi boia, tra cui lo stesso Jakob Kuisl, protagonista della storia narrata. La sua esistenza è dunque storicamente fondata e questo particolare conferisce quell'autenticità e quel tocco di verosimiglianza tipici del romanzo storico. Poiché di questo appunto si tratta! 
Altrettanto reale è il contesto storico che fa da sfondo alla vicenda narrata: gli anni successivi alla Guerra dei Trent'anni, nella Baviera del XVII secolo, più precisamente a Shongau, cittadina al tempo "ricca e raffinata", ora "tappa di passeggeri e mercenari vagabondi". Veniamo catapultati, dunque, in un ambiente povero e ormai decaduto, dove svolgere "l'inevitabile" mestiere del boia consente di vivere una vita agiata e dove un'esecuzione capitale è considerata al pari di uno spettacolo teatrale: qualcosa da contemplare per trarne diletto.
L'ignoranza dilaga trascinando con sé paura e superstizione verso ciò che non si conosce. Siamo nella Shongau dove "voci di stregoneria e riti satanici si propagano più velocemente del letame".
L'incipit che fa da sipario al romanzo, ci introduce in un tempo antecedente di 35 anni al tempo della storia narrata e si apre appunto con la scena di un'esecuzione capitale: quella di una giovanissima donna accusata di infanticidio ma, di fatto, colpevole solamente della sua eccessiva bellezza, fonte di gelosie e invidie. Ecco comparire sulla scena un Jakob Kuisl ancora bambino e assistente del boia, suo padre. Si, perché a Shongau il mestiere del boia si tramanda di generazione in generazione, quasi come un gene infetto che ti marchia e condanna sin dalla nascita. Ma soprattutto il prologo è fondamentale ed estremamente esemplificativo dell'immagine che l'autore ci vuole presentare del "suo" protagonista: un boia riscattato e completamente epurato di tutti quei clichés negativi ai quali generalmente viene associata questa figura, narrandoci i tumulti interiori di un bambino che, pur conoscendo la sua necessaria condanna a sostituire il padre nel mestiere di uccidere, giura a se stesso di fuggire a quel crudele destino....
Il sipario viene calato trascinando con sé i 35 anni successivi e riaprendosi con l'immagine di un Jakob Kuisl ormai adulto, con famiglia a carico e boia.
Da questo punto in poi la storia segue perfettamente l'ordine cronologico degli eventi, scanditi in ogni capitolo da data, giorno e ora, come a voler conferire maggior precisione ai dettagli temporali. Fabula e intreccio, dunque, coincidono, secondo un rapporto di causa ed effetto con una narrazione che si snoda nell'arco temporale di una settimana. Il Jakob Kuisl adulto, ci viene dipinto con tinte estremamente positive. Nonostante i suoi momenti di debolezza e i tormenti dovuti al perenne senso di colpa, egli è comunque un uomo colto e saggio, guaritore ed esperto conoscitore delle erbe e del loro utilizzo in medicina. Conoscenza che gli fa guadagnare la stima degli stessi cittadini che in segreto lo consultano per rimedi e consigli. Attorno alla figura di Kuisl, ruota quella di Simon Fronwieser, figlio del medico cittadino e novellino medico a sua volta. Egli vede nel boia un maestro, e si reca spesso nella sua abitazione per visitare la sua "moderna" libreria, una vasta collezione di testi di ampio respiro su medicina, scienza e alchimia; ma anche per incontrare la bellissima e prorompente Magdalena Kuisl, la primogenita del boia. La loro storia d'amore viaggia parallela alla narrazione principale. Il loro è però un "amor folle", proibito. Magdalena, per la mentalità collettiva è comunque la figlia del boia, "la fanciulla insanguinata che nessuno può toccare e alle cui spalle la gente mormora e ridacchia". La sua stessa condizione la relega ad un destino già segnato: sposare un boia, poiché le famiglie dei carnefici si imparentano solo ed esclusivamente tra loro. E' altresì un personaggio forte, evoluto, determinato e ribelle, ben caratterizzato dall'autore che la dipinge con tratti estremamente rivoluzionari rispetto agli stereotipi femminili dell'epoca. Una sorta di proto-femminista! Ad ogni modo acquisterà maggior consistenza, rubando al padre lo status di protagonista del romanzo, nelle pubblicazioni successive a questa, in Italia non ancora pervenute.
Il titolo "la figlia del boia" è infatti, del tutto fuorviante in questa prima parte della storia dove Magdalena, seppur presentando caratteristiche che lasciano intuire la sua straordinaria evoluzione, conserva, in questo inizio saga, un ruolo relativamente marginale, oscurata dall'ombra del padre e dello stesso Simon, co-protagonista nella vicenda narrata.
L'azione vera e propria inizia con l'omicidio del piccolo Peter Grimmer di cui, pur senza alcuna prova concreta, viene accusata la levatrice del paese, Martha Stechlin. All'omicidio di Peter ne seguono altri di altrettanti bambini, tutti accomunati dalla loro condizione di orfani e dalla frequentazione con la levatrice ma, soprattutto, dallo strano segno impresso con inchiostro scuro sui loro corpi: il simbolo di Venere, da sempre associato alle streghe.
Da qui il romanzo assume i tratti del classico giallo poliziesco, poiché punto focale della trama diventano ora le indagini del boia volte a trovare il vero colpevole e dimostrare l'innocenza della donna, in cui crede fermamente. E qui si cela, velato, il possibile significato morale del romanzo: Kuisl è infatti animato, nella sua ricerca, da un solo movente: l'etica necessità di un atto di giustizia fine a se stesso. Una giustizia che va però a cozzare con le barriere di una società  in cui il pregiudizio è la norma e la volontà di "mettere a tacere" i pettegolezzi è più forte dell'importanza della verità. Una società dove l'importante è trovare un colpevole; poco importa se la colpevolezza sia reale.
Jakob Kuisl pur uccidendo per mestiere, per necessità, viene riscattato nelle sue azioni dalla sua profonda coscienza morale. Egli è un puro a tutti gli effetti!
Allo stesso modo del boia, anche gli altri personaggi sono ben caratterizzati. Il narratore, di base onniscente, ci offre il punto di vista di ogniuno penetrandone il pensiero e i tumulti interiori: nulla ci viene tenuto nascosto e nulla viene solo "mensionato".
Di ogni particolare ci viene fornita una descrizione dettagliata, un vero e proprio trattato sui paesaggi, il bosco, la locanda del paese, le case degli abitanti o l'interno delle carceri, con i suoi strumenti di tortura, ma anche della vita quotidiana, degli usi e costumi del posto, nonché delle erbe e del loro utilizzo a fini curativi, il tutto condito di un registro abbastanza informale, a tratti popolare che, in alcuni punti alleggerisce notevolmente la narrazione. Ma, a mio modesto parere, non è servito a mantenere quel ritmo serrato tipico del genere giallo. L'ho trovato a tratti lento, privo di suspence e di quel necessario colpo di scena prima del finale, ahimè, terribilmente scontato!  Come a dire che, alla fine, l'assassino è proprio il maggiordomo! ( per chi non l'avesse letto, non si tratta di spoiler ma piuttosto di un modo per cercare di far capire la mia immediata reazione al finale!)
Tutto sommato l'ho trovato un romanzo godibile e interessante soprattutto se visto alla luce di una possibile evoluzione del personaggio di Magdalena.
3 stelline e mezzo, riponendo  le mie speranze nei volumi successivi, che leggerò sicuramente quando e se (considerato il fatto che si tratta di un romanzo autoconclusivo) giungeranno in Italia!

 

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9 commenti:

Angela ha detto...

è un genere che mi piace molto, spero di leggerlo presto! ;)

Sabina Fragola ha detto...

Vedi a seguire l'istinto...alla fine non sempre la copertina porta a delusioni...non deve essere male, se lo trovo in giro ci faccio un pensiero!

Luigi87 ha detto...

interessante come romanzo

☆ღ )O(Claudia)O( ღ☆ ha detto...

Visto in prospettiva futura io lo trovo estremamente interessante! :)

Obsidian M ha detto...

La copertina è entusiasmante. L'avrei comprato anch'io ad occhi chiusi. L'idea di base sembra interessante ma mi lascia un po' perplesso il fatto che sia il primo tomo di una saga. Non mi fido per niente delle saghe.

☆ღ )O(Claudia)O( ღ☆ ha detto...

Beh si, le sage sono sempre una scommessa! Anch'io tendo ad evitarle, salvo rare eccezioni!
Questo libro, come avrai letto, l'ho acquistato senza sapere che fosse il primo volume di una lunga saga! Ma devo dire, a lettura ultimata che, se non avessi pensato ad una possibile evoluzione di alcuni personaggi ed eventi, la storia mi avrebbe un pò delusa!! Soprattutto per il finale che ho trovato un pò banale!
In vista di una possibile continuazione,invece, ho dato un senso "positivo" all'intera storia!

☆ღ )O(Claudia)O( ღ☆ ha detto...

Ah dimenticavo!!! Grazie per la tua prima visita!! ;)

Obsidian M ha detto...

Prego ^_^
Sono capitato qui per caso provenendo dal blogroll di qualcuno e non ho potuto fare a meno di fermarmi. Hai messo su un blog davvero molto interessante.

☆ღ )O(Claudia)O( ღ☆ ha detto...

Ma come sei gentile, grazie!!!
Appena ho un pò di tempo in più mi guardo bene anche il tuo! Gli ho dato un'occhiata veloce ma gli argomenti stuzzicano la mia curiosità!! :)

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