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sabato 6 ottobre 2012

Recensione: Ave Mary. E la Chiesa inventò la donna



TITOLO: Ave Mary. E la Chiesa Inventò la donna
AUTRICE: Michela Murgia
EDITORE: Einaudi
COLLANA: Stile libero Big
GENERE: Saggistica
ISBN: 978-88-06-20134-0
NUMERO PAGINE: 159
PREZZO: 14,00

GIUDIZIO PERSONALE:

Ave Mary è un saggio che, pur trattando una tematica estremamente delicata e controversa, si lascia leggere con estrema scorrevolezza.
Di cosa parla il libro?
Apparentemente il titolo Ave Mary potrebbe trarre in inganno, ma il sottotitolo, invece, non lascia spazio a dubbi: E la Chiesa inventò la donna. Si, perché Ave Mary, come la stessa autrice ci tiene a precisare, non è affatto un libro sulla Madonna, né tantomeno un libro a sfondo religioso. E' piuttosto un libro a sfondo sociale con tematiche di natura religiosa. Più propriamente un libro sulla donna, sul  ruolo che ha ricoperto in passato e ricopre tutt'oggi, ma soprattutto sulla considerazione che si ha di essa all'interno della società, e in maniera ancora più significativa nell'immaginario collettivo. Considerazione che, volente o nolente, è stata profondamente influenzata dalla religione stessa. Ci si riferisce in particolare alla religione cristiano-cattolica che, in Italia, è appunto, almeno in apparenza, quella dominante. Nello specifico ci viene spiegata l'influenza che, più che la religione, ha avuto l'istituzione Chiesa, e come tale si intende la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, nella formazione di una certa forma mentis che considera e relega la donna entro rigidi dettami, ben codificati che, tra l'altro, sarebbero gli unici a caratterizzarla in quanto donna. Più precisamente: la donna non può essere qualcosa di diverso rispetto a ciò che per la Chiesa è, altrimenti ci si porrebbe in contraddizione con la sua stessa natura ed essenza.
C'è poi da aggiungere il fatto che l'autrice ci offre il suo punto di vista in quanto credente e cattolica praticante. Non si tratta dunque di un testo che ostinatamente cerca di attaccare e criticare un'istituzione ormai consolidata da secoli, ma piuttosto ci viene posta sotto gli occhi una sorta di mediazione che lascia spazio ad un approccio e un punto di vista che diverge da quello dominante, aprendo le porte ad una diversa chiave di lettura a proposito della figura mariana. La stessa Murgia ammette: "Difficilmente questo libro aumenterà i miei amici, sia fra i cattolici, sia fra chi non crede. Ma avevo urgenza di scriverlo. Serviva a me, come credente e come laica, per spiegare che il mondo in cui Maria è raccontata, docile, ubbidiente, consolatrice mai consolata, conta molto per le nostre vite. Di Maria c'è un'altra narrazione possibile, e quindi per noi tutti. Non credenti compresi, che vivono comunque in un contesto fortemente segnato dal racconto cristiano. La Madonna conta anche per loro".
Una riflessione attenta, composta, che rivela una padronanza del tema eccellente, esente da condizionamenti latentemente "imposti". E' evidente che l'autrice, prima di cimentarsi nella stesura di un saggio così delicato, ha letto, ma soprattutto analizzato, diversi testi in merito, oltre ad aver conseguito la laurea in Scienze Religiose.
Partendo dall'archetipo primo del genere femminile, ovvero la figura della prima donna biblica, Eva, la Murgia spiega di come, essendo vista come la responsabile assoluta del peccato originale, e della conseguente caduta dell'uomo, questa responsabilità pesi ancora oggi nel concetto che si ha di ogni sua discendente.
La figura di Maria, vista in questa prospettiva, rappresenta un duplice aspetto: oltre ad essere a tutti gli effetti la madre di Dio, fa anche da contrapposto all'immagine di Eva: "Maria, donna fedele, pone rimedio ai danni di Eva, donna sleale, pareggiando i conti con l'Altissimo", offrendo un esempio da seguire per tutte le donne che, per la loro stessa natura di donne, si trascinano il peso dell'espiazione. C'è però da chiedersi quanto l'immagine di Maria, secondo un'interpretazione squisitamente cattolica, corrisponda realmente a quella raccontata nelle Sacre Scritture. Non sarà che l'influenza della Chiesa, ma anche e soprattutto di una tradizione fortemente patriarcale e maschilista che si è perpetrata per secoli, sia stata così inconsciamente determinante da concedere così ampia fiducia ad un'univoca interpretazione? Inoltre, perché la Bibbia è il libro più venduto (almeno in Italia) e nello stesso tempo meno letto? Quanto si è allora coerenti con la propria fede e la propria attività di praticanti? Nonostante la Bibbia sia infatti il testo-fondamento della religione cattolica, pochi sono i credenti che si sono cimentati nella lettura della sue pagine. La risposta potrebbe risiedere nel fatto che, probabilmente, abbiamo imparato ad  assimilare e dare per scontato alcune verità che potrebbero anche non risultarci tali se imparassimo a farci un'opinione personale piuttosto che accettare, passivamente e docilmente, verità suggeritoci, anche se consolidate da secoli. False verità, che hanno contribuito a instillare, inconsciamente, un certo imprinting culturale di base, difficile da mettere in discussione e modificare, poiché sarebbe come dubitare di quelle stesse "certezze" su cui, almeno in apparenza, si poggia la nostra esistenza in quanto esseri umani. Significherebbe sconfinare su temi che forse ci fanno paura e ci paralizzano in quanto si configurerebbero come uneimlich (tanto per citare Freud), perturbanti, proprio per la loro refrattarietà ad essere tenuti sotto controllo.
Meglio è, allora, accettare, senza far domande, una verità narrataci, allo stesso modo di un genitore che racconta la favola della sera al suo bambino, nonostante i bambini siano i primi a far domande quando si trovano di fronte a qualcosa che non riescono a comprendere!
Abbiamo dunque imparato ad assimilare una verità scomoda, ma scomoda soprattuto per noi donne. Michela Murgia, invece, tenta di dimostrare, o meglio, dimostra concretamente come un'altra verità sia possibile e lo fa partendo da quello stesso testo su cui la Chiesa Cattolica ha costruito la "sua" di verità, ma soprattutto da quella stessa figura femminile che dovrebbe servire da esempio a tutte le donne, almeno quelle credenti: la Madonna. L'autrice infatti, al contrario di quello che vorrebbero darci a bere, descrive un'altra Maria, indipendente, combattiva e fermamente decisa. Insomma l'opposto di come viene descritta dalla Chiesa. E ancora lo fa attraverso un processo logico- deduttivo: se Maria avesse detto di no all'angelo venuto ad annunciarle la maternità, la storia sarebbe andata diversamente. Si, perché Dio non impone la maternità a Maria ma le chiede il permesso, attraverso la mediazione dell'angelo. Ed è Maria, nella totale libertà di scelta, ad accettare e dunque e rendersi padrona del proprio destino; inoltre Maria decide senza previa consultazione del padre o del futuro sposo. E per i tempi di allora era una cosa senz'ombra di dubbio rivoluzionaria. Il si di Maria infatti, se analizzato alla luce del contesto storico-culturale in cui viene asserito, è assolutamente in contrasto con ogni logica patriarcale e dimostra, secondo la Murgia, che "idea della Madonna come creatura mansueta, ubbidiente, muta e sempre disposta ad abnegarsi" è appunto errata.
Una chiave di lettura differente che, lungi dall'allontanare i credenti, potrebbe riavvicinarli ad un'istituzione che perde colpi giorno dopo giorno e che affonda le radici della sua "solidità" nei numeri dei battezzati (che si sa, nella maggioranza dei casi sono sottoposti a battesimo, inconsapevolmente, in tenerissima età) e poco sull'effettiva pratica dei fedeli.
Una lettura davvero illuminate. Per noi donne ma anche per tutti quei "maschietti" che hanno il coraggio di mettersi in discussione. Da leggere assolutamente!

VOTO: 5/5

CITAZIONE:  "Immaginiamola questa ragazzina sedicenne che riceve la più misteriosa delle visite, e si sente dire che presto avrà un figlio. E'un annuncio che si fa al padre o allo sposo, invece il messaggero sceglie Maria e Maria sceglie di rispondere. Il Dio che ha rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili, fa di una ragazza la massima complice della salvezza del mondo"

L'AUTRICE


  Michela Murgia è nata a Cabras nel 1972. Nel 2006 ha pubblicato con Isbn Il mondo deve sapere, il diario tragicomico di un mese di lavoro che ha ispirato il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti.
Per Einaudi ha pubblicato nel 2008 Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell'isola che non si vede, nel 2009 il romanzo Accabadora, vincitore del Premio Campiello 2010, nel 2011 Ave Mary (ripubblicato nei Super ET nel 2012), nel 2012 Presente (con Andrea Bajani, Paolo Nori e Giorgio Vasta) e L'incontro.






 
  


9 commenti:

Francesco Zaffuto ha detto...

Una tesi di libertà e di consapevolezza di fronte alla procreazione che condivido. Certo potrebbero sempre dire che Maria non è una donna come tutte le altre. Chi battezza gli appena nati può farlo.
saluti

☆ღ )O(Claudia)O( ღ☆ ha detto...

Ciao FRancesco,
scusa ma non ho ben capito il tuo commento! Potresti essere più preciso?? :)

Sabina Fragola ha detto...

Bella recensione...la Murgia mi piace, mi piace come pensa e come scrive...sarebbe interessante leggere questo saggio...una visione della donna che non può che portare a far riflettere...:-)

Angela ha detto...

questo libro mi aveva già attirato, solo che ancora non lo leggo! la tua recensione mi piace molto, attenta e precisa!
Della murgia ho letto ACCABADORA e l'ho molto apprezzata, nei temi e nello stile

Francesca ha detto...

Non ho mai letto nulla della Murgia, però sto facendo il filo a questo romanzo da un po'. Chissà che presto sarà la volta buona...

☆ღ )O(Claudia)O( ღ☆ ha detto...

Francesca, Ave Mary non è un romanzo ma un saggio! :)

Angela ha detto...

spero ti faccia piacere

http://chicchidipensieri.blogspot.it/2012/10/che-bello-un-premio-per-charis.html

☆ღ )O(Claudia)O( ღ☆ ha detto...

Altroché se mi fa piacere! Grazie cara!

Unknown ha detto...

bello questo blog complimenti... ti seguo...
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